La realizzazione di un nuovo impianto vegetale obbliga spesso a lasciare ampie porzioni di terreno nudo tra una pianta e l’altra. Ciò comporta alcune criticità come il surriscaldamento del terreno, un aumento di evaporazione, erosione dal vento e dalla pioggia. Il terreno scoperto è anche la nicchia ecologica d’elezione di specie “ruderali”, dette anche infestanti o opportuniste. Lo sviluppo delle infestanti è uno degli incubi dei progettisti e dei giardinieri, consapevoli che un’infestazione può essere difficilissima da eradicare. Per mitigare questi problemi si fa spesso ricorso alla pacciamatura.
La qualità di un pacciamante è spesso descritta con riferimento al potere oscurante dello stesso, secondo un principio intuitivo per il quale senza luce i semi non germinano e se germinano muoiono. Tuttavia un oscuramento totale richiede tessuti spessi dalla trama molto chiusa, che in definitiva bloccano non solo la luce ma anche l’infiltrazione dell’acqua. Inoltre se anche un solo raggio di luce riuscisse a passare, potrebbe essere sufficiente ad avviare la germinazione.
Immaginiamo infatti un possibile “dilemma” per una pianta ruderale: essa si è evoluta per colonizzare ambienti disturbati, dove la vegetazione ha subìto un diradamento. Questi sono ambienti ricchi di luce ma il terreno può essere irregolare e sconnesso. Un suo seme caduto in una frattura del terreno potrebbe trovarsi nella sua nicchia ideale, sperimentare condizioni di umidità e temperatura favorevoli, e tuttavia essere ombreggiato. Come può questo seme discriminare una condizione di bassa luminosità dovuta all’ombreggiamento di un ostacolo facilmente superabile, dall’ombra causata ad esempio da un bosco fitto? Nel primo caso la germinazione verrebbe coronata dal successo, nel secondo la pianta non riuscirebbe svilupparsi.
Ecco che la qualità della luce può essere di maggior aiuto rispetto alla quantità, infatti le foglie assorbono con buona efficienza la luce rossa (vedasi spettro di assorbimento nella figura a fianco), mentre a una lunghezza d’onda appena di poco superiore, in quella zona al limite dello spettro visibile detta “luce rosso-lontana”, l’assorbimento da parte della clorofilla crolla. Vale a dire che sotto un bosco la luce rossa arriva molto attenuata, mentre quella rosso-lontana attraversa le foglie sostanzialmente indisturbata. Se il seme capta una luce impoverita nelle lunghezze d’onda del rosso rispetto a quelle del rosso lontano, può dedurre di trovarsi sotto una fitta coltre vegetale, ed evita di germinare.
La conoscenza di questi meccanismi potrebbe guidare lo sviluppo di una nuova generazione di teli pacciamanti. Biotep di Harpo già si muove in questa direzione. Il grafico a fianco rappresenta la percentuale di luce trasmessa attraverso uno strato di Biotep, misurate allo spettrofotometro del laboratorio Harpo. Si può notare che la trasmissione del rosso lontano è maggiore di quella nel rosso che invece viene assorbito in misura maggiore. Il tessuto in altre parole imita gli effetti di una schermatura fogliare, contribuendo a inibire la germinazione di semi infestanti eventualmente presenti nel terreno.
Questo controllo qualitativo permette di aumentare la permeabilità del materiale, senza ridurre le prestazioni antigerminanti e migliorando invece di molto il mantenimento di un naturale ciclo dell’acqua.
Per finire, ricordiamo che Biotep è rispettoso dell’ambiente perché è totalmente biodegradabile e compostabile.
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