Parte significativa della mia attività è spesa per divulgare il verde pensile tecnologico, attraverso seminari, convegni, presentazioni, articoli.
Muovendomi sul territorio mi rendo conto però che il verde pensile tecnologico è ancora poco conosciuto alla grande maggioranza dei progettisti, allora perché non riassumere ancora una volta i concetti principali e cercare di divulgarli ad un pubblico sempre più ampio?
Cos’è il verde pensile tecnologico (per brevità nel seguito definito Vpet)?
Rispetto al verde pensile storico, il vpet si differenzia perché:
1. È costituito da sistemi caratterizzati da prestazioni misurabili.
Peso, spessori, quantità d’acqua trattenuta e rallentata (water retention e water detention), isolamento termico, fabbisogno idrico, fabbisogno di nutrienti, permeabilità, conducibilità idraulica, curve di potenziale idrico e quindi definizione dell’acqua disponibile per le piante e del punto di appassimento, angolo di attrito, capacità agronomica, parametri chimici e nutrizionali, e molto altro.
2. È costituito da sistemi.
I singoli componenti vengono valutati oltre che per la funzione specifica, anche in base all’interazione fra di loro. Per esempio l’elemento filtrante deve essere definito in base alle proprietà idrauliche come porosità e permeabilità in relazione a quelle del substrato di coltivazione, in modo da garantire il trattenimento delle particelle di terreno e nello stesso tempo non limitare il passaggio dell’acqua. Gli elementi di ritenzione idrica lavorano in sinergia in modo da gestire la disponibilità d’acqua in modo appropriato.
3. I sistemi sono funzionali agli obiettivi.
In funzione delle prestazioni e degli obiettivi da ottenere vi sono sistemi specifici. Sistemi per coperture di bassa manutenzione, per aree fruibili, inclinate, carrabili ecc.
Stato dell’arte della ricerca
1. È stato ormai recepito che i sistemi devono essere conformi ed adattati alla situazione climatica e microclimatica, quindi è opportuno studiare sistemi specifici per il clima mediterraneo.
2. Considerati i numerosi campi con cui che il vpet interagisce è opportuno che i progetti di ricerca siano sempre più interdisciplinari.
3. Vi sono in Italia Istituti che in questi anni si sono specializzati su alcuni aspetti specifici, ecco alcuni esempi:
L’università di Genova ha sviluppato ricerche e strumentazioni di laboratorio, nonché applicazioni in campo, per gli aspetti idraulici. In particolare è da segnalare l’attività del prof. Lanza e della dott.ssa Palla, autori di un intensa attività dedicata.
Il Politecnico di Milano, nella persona del prof. Fiori si è concentrato sugli aspetti termodinamici.
L’università di Bologna ha istituito un gruppo interdisciplinare tra ingegneria idraulica, termodinamica, scienze agronomiche e sta mettendo a punto modelli basati sull’osservazione di modelli sperimentali.
L’Università politecnica delle Marche sta studiando modelli sperimentali di coperture in scala reale per capire i meccanismi di propagazione del calore in termini di flussi termici.
L’Istituto di Scienze della vita di Trieste, nella persona del prof. Nardini sta studiando gli aspetti legati alla fisiologia vegetale delle piante ed in particolare al rapporto fra pianta e disponibilità d’acqua nei sistemi di vpet.
L’Università di Messina sta selezionando piante mediterranee in funzione della gestione dell’acqua disponibile.
Il CNR di Bologna sta studiando le proprietà di isolamento termico dei substrati di coltivazione.
L’Istituto di agraria di Padova, prof. Bartolini, sta studiando le proprietà idrauliche di sistemi, partendo dal punto di vista agronomico.
Il prof. De Vecchi dell’Universita di Torino, studia da anni in comportamento di piante per coperture estensive, cioè di bassa manutenzione.
Normativa ed incentivi
La legge 10 del 2013 sul verde urbano invita Regioni, Province e Comuni ad incentivare l’impianto di verde in città, compreso il verde pensile orizzontale e verticale.
La prima delibera del comitato istituito dalla legge 10/2013 stabilisce che il vpet è da considerare a tutti gli effetti come un elemento di isolamento termico.
È quindi possibile accedere agli sgravi fiscali previsti per legge sui sistemi di coibentazione e risparmio energetico. Attualmente la quota detraibile dalle tasse varia dal 50 al 65%, da spalmare su un periodo di 10 anni.
Esiste un codice di pratica rappresentato dalla norma UNI 11235, “progettazione, esecuzione e controllo delle coperture a verde”. La norma è attiva dal 2005 ed ora è in fase di ultimazione la sua revisione; è stata quasi raddoppiata poiché è stata inclusa un’ampia parte sulle prestazioni di sistema.
Da segnalare anche il notevole lavoro svolto dal’Ispra, organo del Ministero dell’ambiente, che ha realizzato un quaderno “Verde pensile e valore ecologico” inserito nel filone della biodiversità, che propone linee guida progettuali per il verde pensile in termini di valore ecologico, in funzione di vari campi di applicazione.
Vantaggi economici
È indubbio il vantaggio economico del vpet, tanto che numerosi Stati europei e mondiali l’hanno fortemente incentivato già dagli anni 80 con contributi anche consistenti, da 25 a 100 €/mq. Ciò ha comportato un’ampia diffusione di coperture a verde per esempio in tutti i Paesi dell’Europa centrale.
In Italia questo contributo è mancato, tuttavia con la possibilità attuale di detrarre parte del costo, solo in termini di risparmio energetico, l’investimento medio richiesto per realizzare una copertura a verde può essere agevolmente ammortizzato in 8-10 anni. Se aggiungiamo altri fattori come l’incremento del valore dell’immobile, l’aumento del confort interno, la possibilità di creare maggiori superfici fruibili, la maggiore durata del sistema di impermeabilizzazione, la possibilità di incrementare la produzione dell’impianto fotovoltatico qualora il vpet e il fotovoltaico siano integrati, ecc., il verde pensile tecnologico rappresenta un investimento fra i migliori che si possano fare attualmente con un tempo di ritorno brevissimo.
Vantaggi tecnici e progettuali
1. Isolamento termico. Il vpet già con spessori di substrato di 15 cm consente di ottenere che il flusso di calore in estate e di giorno si propaghi dall’interno verso l’esterno, sempre che ci si accontenti di una temperatura interna di 25 gradi.
2. Pesi e spessori ridotti. Un prato si può realizzare con meno di 300 kg al metro quadrato. Per coperture tecniche di bassa manutenzione si parte da 120-130 kg/mq
3. La conoscenza dei parametri di deflusso e di drenaggio consente in genere di dimensionare con precisione il sistema di evacuazione delle acque e spesso di ridurre il numero degli scarichi.
4. La tecnologia insita nei sistemi vpet consente di evitare la costruzione di elementi separatori in coperture articolate, realizzando un “drenaggio continuo”. Ciò consente di posizionare gli scarichi dove è più funzionale, evita la realizzazione di dettagli costruttivi del sistema di tenuta all’acqua di difficile realizzazione e con elevato rischio di perdite.
5. L’elevata permeabilità del substrato di coltivazione consente di fruire della superficie rinverdita quasi immediatamente dopo la pioggia e non si formano zone di ristagno d’acqua.
6. Un ampia accessoristica dedicata, consente di risolvere ogni nodo tecnico e di valorizzare esteticamente la copertura. Pozzetti di controllo e protezione degli scarichi facilitano l’efficienza del drenaggio e le operazioni di manutenzione. Vi sono perfino sistemi dedicati per la messa in sicurezza degli operatori addetti alla manutenzione.
7. La conoscenza delle curve di potenziale idrico del substrato ci ha permesso di sviluppare dispositivi che conferiscono l’acqua di irrigazione solo quando è necessario, riducendo gli sprechi e facendo crescere le piante in modo più sano.
8. Ampie ricerche e sperimentazioni eseguite sul substrato di coltivazione, ci consentono oggi di affermare che il vero cuore del sistema è il substrato. Molti giardinieri lo utilizzano perfino a terra, nei vivai, nelle fioriere e nei vasi.
Diffusione sul territorio
La Harpo da anni ha istituito un programma di corsi di istruzione per giardinieri. Più di 300 aziende, distribuite su tutto il territorio nazionale, hanno seguito i nostri corsi e sono in grado di realizzare un giardino vpet in modo eccellente.
Referenze recenti
Le superfici coperte con i nostri sistemi superano il milione di mq. Tra gli ultimi lavori importanti eseguiti possiamo citare:
La Torre S.Paolo di Torino dove sono stati impiantati eucalipti al 34mo piano. Progetto Arch. Renzo Piano.
Il porto turistico Porto piccolo alle porte di Trieste, dove sono 19.000 i mq di verde pensile realizzati.
La copertura dell’orto botanico di Padova.
Il nuovo centro commerciale Esselunga realizzato a Firenze Galluzzo, dove il fotovoltaico è stato integrato nel Vpet.
La piazza pensile del complesso Porta nuova Varesine a Milano, progetto paesaggistico dello Studio Land di Milano
La copertura dell’Ospedale del Mare a Napoli
Numerose coperture dei padiglioni di Expo Milano 2015, come Fiat-New Holland e Qatar, Mac Donald ed altri…
Partnership e progetti di disseminazione del Vpet
Harpo verdepensile è partner di Orti Alti, un’associazione tutta al femminile che si propone di diffondere gli orti pensili
Superortopiù e novacivitas, organizzano eventi culturali sulla terrazza a verde realizzata Presso il Superstudio di Milano. Ora, tra le altre applicazioni c’è anche una risaia.
Aivep. Harpo verdepensile è membro dell’Aivep, associazione italiana verdepensile, per la quale il sottoscritto è rappresentante presso l’EFB, la Federazione europea delle Associazioni nazionali del Vpet.
Situazione sul territorio
I benefici urbani ormai noti del verde pensile, pur essendo consolidati all’estero vengono per lo più ignorati in Italia, collocandoci con un ritardo trentennale.
Tanto per fare un esempio l’Europa sta mettendo in atto un programma di investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture verdi in ambiente urbano, dove il vpet sarà il punto di riferimento.
Oltre alle Nazioni come Germania, Austria, Benelux, che tradizionalmente hanno adottato il vpet come strumento urbanistico, oggi si aggiunge la Francia che rende obbligatorie le coperture a verde sui centri commerciali; la Gran Bretagna lancia progetti urbanistici su Londra, mentre Stati Uniti e Giappone incentivano da tempo il vpet con regolamenti e norme.
In Italia la spiegazione che mi viene data più spesso è che i politici temono di attuare azioni impopolari.
Ma vediamo i costi indotti dalla non adozione del vpet e più in generale di superfici a verde e permeabili.
1. Maggiori costi energetici per il raffrescamento, causati dall’aumento delle temperature urbane, fenomeno noto come isola di calore urbana.
2. Allagamenti causati dall’incapacità dei sistemi fognari di evacuare le acque piovane.
3. Maggiori costi sanitari dovuti a malesseri e disagi causati sia dalle temperature che dal l’inquinamento.
4. Perdita di opportunità per il turismo a causa del disconfort igrotermico ed ambientale
5. Perdita di opportunità di investimenti stranieri per insediamenti edilizi ed industriali a causa dei maggiori costi energetici ed al cattivo confort.
Cosa dite, è sufficiente?
Purtroppo no, dato che sono ancora molto rari i Comuni italiani che incentivano il vpet. Oggi chi propone il vpet sono i progettisti illuminati e più all’avanguardia.
Ma Noi non ci arrendiamo e speriamo che questo breve documento costituisca un ulteriore spunto a chi può fare qualcosa di concreto.
Maurizio Crasso
Direttore Harpo verdepensile