La giusta fame di verde

di Marilena Baggio

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un accelerarsi di terremoti, inondazioni e smottamenti, ondate di calore: è una continua emergenza. In particolare il cambiamento climatico sta condizionando la vita delle persone aumentando l’insicurezza emotiva e il disagio sociale. Secondo il pensiero olistico l’uomo è esso stesso paesaggio. Sono le relazioni che governano una città. Lo spazio urbano è il luogo che facilita le relazioni. Una comunità diventa resiliente se vive in modo dinamico, utilizza le relazioni sociali e crea luoghi di cultura del benessere. È necessaria una regia e l’utilizzo di strumenti di sopravvivenza che il paesaggio possiede.

In un recente articolo “La Terra ammalata fa ammalare anche noi”, Paolo Vineis (1), sottolinea come gli eventi estremi (aumento di CO2 ondate di calore più intense, periodi prolungati di siccità, forti piogge concentrate in brevi periodi, allagamenti, alluvioni e frane, cicloni e trombe d’aria) sono il campanello d’allarme di una emergenza globale che investe sempre di più la nostra salute individuale e collettiva. Nella Relazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio (2) questi fenomeni hanno causato, tra il 1980 – 2016, all’Italia una perdita economica di 63 miliardi di euro, classificandola al 2° posto in Europa. In Italia nel 2022 sono morte 18mila persone solo per le alte temperature. Questa emergenza che si riscontra maggiormente nelle nostre città non investe solo le persone fragili o gli anziani ma mina anche la produttività dei lavoratori, creando insicurezza emotiva e disagio sociale. Come arginare la tropicalizzazione delle zone temperate e la diffusione di malattie esotiche? Può l’architettura del paesaggio contribuire a rendere vivibili le nostre città? 

Accanto allo studio di soluzioni adeguate e alla moltiplicazione di ricerca identitaria dei paesaggi, fa da contraltare l’omologazione dell’architettura, la globalizzazione di alcune funzioni a cui si associa lo sradicamento dai luoghi, con la presunzione di utilizzare la natura riducendola a una miniaturizzazione (3). Nelle città il marketing feroce e inarrestabile non considera la natura come un essere vivente ma un oggetto di ornamento dell’architettura stessa. Con quali strumenti è possibile gestire la complessità di questi conflitti?  Come ri-abitare la propria terra trasformando gli ostacoli in opportunità per il futuro? Può il paesaggio essere l’atto di fondazione per un’idea di comunità all’interno delle nostre città? 

Nelle antiche culture tradizionali c’è sempre stata una stretta relazione tra uomo/natura sia come luogo generatore di malattia che di cura. Il paesaggio come metafora di guarigione del corpo/spirito è ben descritta da Huang Ti Nei Ching Su Weng nel suo Testo classico di medicina interna dell’Imperatore Giallo, il quale, nel disegno di un embrione, raffigura i 5 classici paesaggi che compongono il mosaico naturale del mondo. Secondo il pensiero olistico l’uomo è esso stesso paesaggio, come il paesaggio è un corpo su cui l’architettura agisce come manifestazione concreta dell’ABITARE dell’UOMO.

Relazione tra uomo e paesaggio. Studio Greencure

La casa è la mia comunità, la mia città

Dalla nostra esperienza in territori fragili è emerso che il metodo di lavoro è saper gestire la CRISI ambientale nel tempo e non solo nell’immediato. 

Se c’è un desiderio di riscatto del verde, di supporto allo stress, c’è anche un uso e abuso del paesaggio, dal consumo semplificato. Le Nature-based Solutions, (alberature stradali, parchi, giardini, tetti verdi orti urbani ed altro) offrono molteplici vantaggi soprattutto se comprese sia nello studio della pianificazione urbanistica e di settore che nella gestione e finanziamento delle opere a verde. Tuttavia l’efficacia e l’efficienza di queste soluzioni dipendono da come e dove vengono attuate e si devono incarnare dentro una visione culturale. 

A una buona progettazione del verde deve essere assicurata una corretta manutenzione. La nostra ambizione è dimostrare come il verde, nelle sue accezioni più ampie, sia una fonte di benessere per cui l’architettura del paesaggio ritorni ad essere una forma di comunicazione tra gli individui e il luogo che li circonda.  Sono le relazioni che governano una città, in questa continua mutazione lo SPAZIO URBANO è il luogo delle RELAZIONI, è lo spazio della VITA.

MOLECOLA Reinventing Cities - C40 Stazione Bovisa. Studio Greencure

Non c’è CURA di un luogo senza CULTURA e COLTURA

È tempo di rimettere mano alla manutenzione della vita sociale, della partecipazione, del senso di umanità senza il quale una città anche se verde non può dirsi bella e vivibile. 

Una comunità crea luoghi di cultura del BENESSERE lavorando sullo spazio urbano pubblico e privato sperimentando nuove modalità di uso e di appartenenza alla città. Bisogna ripensare la disciplina urbanistica partendo dal concetto di paesaggio come aspetto strutturale della città.

Campo Laudato sì - Masterplan, Caserta. Studio Greencure

È il GIOCO del ROVESCIO, che costringe a capire e pensare diversamente. È un lavoro interdisciplinare che richiede una MISSION, una REGIA e l’utilizzo di strumenti di sopravvivenza, ad esempio: LEARNING BY DOING e AMBIENTE COME CURA.

Non occorre quindi pensare qualcosa di nuovo, ma far rivivere qualcosa di molto antico perché il paesaggio con le sue architetture ritorni ad essere una forma di comunicazione tra gli individui e con lo spazio naturale. 

La sicurezza emotiva esiste se l’uomo percepisce e si muove secondo una buona immagine ambientale. Se oggi nell’architettura la separazione tra costruzione e simbolo è ben visibile per cui una torre di uffici a Dubai è simile se non identica a una per New York, la cura del paesaggio urbano deve avere una sua IDENTITÀ e CARATTERE.

Pocket garden - Fondazione Rovati. Studio Greencure

Italo Calvino raccontava come Le Città Invisibili sono un ultimo poema d’amore alle città…Oggi si parla con eguale insistenza della distruzione dell’ambiente naturale quanto della fragilità dei grandi sistemi tecnologici…La crisi della città troppo grande è l’altra faccia della crisi della natura. 

L’immagine della megalopoli, la città continua, uniforme, che va coprendo il mondo, domina anche il mio libro…Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio; le città sono luoghi di scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. (4)

Con queste premesse il lavoro da svolgere non è solo di tecniche per combattere il cambiamento climatico, ma anche umanistico per ridare un’ANIMA al paesaggio urbano in linea con la lezione di semplicità del BAUHAUS: poiché lo spazio urbano è un “organismo” in continuo divenire e cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio…(5)

L’obiettivo è accrescere la consapevolezza che il PAESAGGIO ha un VALORE ECOLOGICO con l’interrelazione con altri valori:

  • CULTURALE –> testimonianza di civiltà, 
  • SOCIALE –> percepito e fruito dal cittadino, 
  • AMBIENTALE –> insieme fattori fisico, chimici e biologici, 
  • ECONOMICO –> bene con un costo per la società

È un lavoro interdisciplinare che si avvale anche delle scienze comportamentali come la prossemica e l’etnobotanica, poiché i fattori in gioco sono sia il benessere delle persone che fruiscono gli spazi verdi ma anche la crescita naturale e di vita del futuro ambientale dei nostri paesaggi urbani.

Note: 1 Paolo Vineis professore di Epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra, articolo pubblicato sul Il Sole24ore il 31 marzo 2023 nell’inserto “Il Cambiamento climatico e noi” – 2 Sull’attuazione della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, Bruxelles, 12.11.2018 – 3 Carlo Olmo Paesaggio e architettura: i rischi della tutela rigida, n.25 settimanale de LASTAMPA in collaborazione con Origami, 21-27 aprile 2016- 4 Estratto dalla Conferenza tenuta da Italo Calvino il 29 marzo 1983 agli studenti della Graduate Writing Division della Columbia University di New York – 5 Italo Calvino Le città invisibili, I edizione Oscar Opere di Italo Calvino, ottobre 1993

Marilena Baggio

Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico (Healing Gardens). Laurea in Architettura al Politecnico di Milano, 1987. 1995 Master in architettura del Paesaggio Facoltà di Agraria di Piacenza e Fondazione Minoprio. 2020 Master Executive in Comunicazione delle Identità Territoriali, IULM Milano. Dal 1992-2022 ha collaborato con Regione Lombardia in materia ambientale e paesaggio e dal 2005-2013 è stato manager esperto in analisi e valutazione di processi e progetti e Project Leader di progetti europei. Dal 2002-11 per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS è stata docente ai Corsi di Specializzazione e per Studenti di Medicina, Università degli Studi di Milano. Titolare dello Studio GREENCURE si occupa di luoghi di cura e infanzia, ospedali, paesaggi rurali e culturali, parchi e giardini. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio. Collabora con studi internazionali come MC Architects, G. Peluffo, Rudy Riciotti, MAD Architects, Milan Ingegneria, Park Associati, Bolles+Wilson, BMS, Alvisi+Kirimoto, ETS SpA, Consorzio Mythos, OBR, Design International, Recchi Engineering, ESA Engineering, A-fact, Artelia, Marazzi architetti, F&M Ingegneria. Relatore e coordinatore di diversi convegni, simposi e workshops scrive per riviste di settore del verde.