


In questo numero:
- Si fa presto a dire verde
Elena Granata - Giardinaggio Eco-logico. Dovremo dire addio ai prati o rinunciare a piantar camelie e ortensie?
Riccardo Albericci - La giusta fame di verde: come ri-abitare la propria terra trasformando gli ostacoli in opportunità per il futuro?
Marilena Baggio - Strategie e applicabilità delle Nature Based Solutions in ambienti urbani storici o densamente edificati.
Alberto Giuntoli - Terzo Paradiso Coltivare la città. Rigenerazione sociale e urbana delle torri di via Russoli a Milano.
Tiziana Monterisi - Acqua e verde pensile: l’alleanza tra fisiologia e tecnologia per garantire risparmio idrico e piante sane.
Andrea Nardini Martina Tomasella
Vedi gli altri numeri di Harpo Digital Magazine
- Harpo Digital Magazine – N°4-2025 – Terra. Risorse naturali e soluzioni sostenibili per resilienza e benessere – Elena Granata
- Harpo Digital Magazine – N°3-2024 – Effetto clima. Climatizzare le politiche locali
- Harpo Digital Magazine – N°2-2024 – Città verdi: il futuro sostenibile si avvicina alla natura
- Harpo Digital Magazine – N°1-2023 – Acqua: elemento vitale per la nostra esistenza
Terzo Paradiso Coltivare la città - Milano, le Torri RISORSA
di Tiziana Monterisi
Il simbolo del terzo paradiso, di Michelangelo Pistoletto, si appropria del concetto geografico di periferia. La periferia è vista come osmosi fra il mondo agricolo e agreste della campagna e della città. Il segno del terzo paradiso, tra città e campagna, mette al centro la periferia. Coltivare la Città è la condizione necessaria per tornare a vivere felici in comunità che si integrano nel tessuto urbano in equilibrio tra lʼartificio e la natura.
Il progetto Coltivare la Città è la rappresentazione simbolica di come e quanto il cambiamento si debba realmente effettuare all’interno dei sistemi urbani, dove le periferie diventano così la dinamo trasformatrice dell’intera società.
Rigenerazione sociale e urbana delle torri di via Russoli
Il progetto denominato “Rigenerazione sociale e urbana delle torri di via Russoli” nasce da una profonda spinta degli inquilini delle torri che hanno indotto e coadiuvato il team di progettisti nell’analizzare e tradurre in pratiche socio-urbanistiche le esigenze degli abitanti, nel rispetto delle realtà e della delicata situazione socio ambientale in cui versavano i fabbricati le torri. Un lungo percorso che ha portato a sviluppare il progetto su due piani paralleli e ad un approccio sistemico che prevede da un lato la riqualificazione energetica delle strutture urbanistiche, attraverso l’impiego di tecniche, materiali e tecnologie a bassissimo impatto ambientale e dall’altro lo studio di spazi comuni adibiti a giardini e orto sociali, da realizzarsi sulle coperture piane, con lo scopo di creare socialità e scambio condiviso di prodotti, in collaborazione con cooperative che operano nel sociale.

Il mio approccio alla progettazione architettonica integrata tra natura e costruito cerca di ridare in copertura tutta la superficie permeabile, che è stata sottratta e cementata al suolo per poter costruire gli edifici, attraverso la realizzazione di coperture verdi in quanto i benefici di realizzare un tetto verde sono molteplici e di natura diversa, sociali, economici e ambientali. I vantaggi peculiari di riportare in città la natura attraverso tetti giardini, facciate verticali vegetali strade e parcheggi permeabili vegetali vanno dalla mitigazione del microclima, risparmio energetico, riduzione dell’inquinamento atmosferico e sonoro, riduzione della velocità di deflusso delle acque, crescita della biodiversità, miglior rendimento di impianti fotovoltaici.
Nel concreto il progetto ha trasformato 3500 metri quadrati di coperture piani in giardini pensili ed edibili de-pavimentando delle superfici non più permeabili, attraverso un percorso di co-creazione e co-progettazione sviluppato tra progettisti e stakeholder secondo un processo di coinvolgimento attivo nelle fasi di ispirazione ideazione e implementazione.

Un processo di condivisione e costruzione di valore.
Il progetto ha coinvolto in primis i 400 inquilini che usufruiranno di nuovi spazi e avranno benefici diretti dalla realizzazioni dei giardini pensili, oltre alle associazioni e realtà private presenti nel quartiere, alle università: dal Politecnico di Milano che effettuerà il monitoraggio per 2 anni dei benefici ambientali (biodiversità, deflusso delle acque, temperatura e microclima) all’ ateneo IULM che misurerà l’impatto sociale dei tetti giardino sia sugli inquilini che sulla percezione del quartiere stesso, dal Comune di Milano attraverso il programma Clever Cities finanziato nel progetto europeo Horizon 2020 alla cooperativa sociale che gestirà creando nuovi posti di lavoro la manutenzione quotidiani degli orti e dei tetti.
Il progetto del verde pensile
I 3500 metri quadrati di tetti giardino sono stati progettati suddividendo le aree con zone diverse tra orto, mellifere, frutteti, siepi fiori, prato, orto sinergico, dove lo spessore della terra varia tra i 15 e i 40 cm. In ognuna delle 4 torri alte, 400 metri quadrati ciascuna, uno spazio di circa 300 metri quadrati è stato sempre accessibile dagli inquilini come area relax, metri gli altri 300 metri quadrati sono progettati con diverse scelte vegetali tra orti, melliferi. I tetti giardino dei corpi bassi di collegamento sono invece dedicati ad orti e frutteti ad eccezione della torre 18 che accoglie il simbolo artistico del Terzo Paradiso ed è dedicato ad ospitare gli eventi. Gli inquilini collaboreranno volontariamente agli orti con la cooperativa sociale OPERA in FIORE.

La realizzazione di tetti giardini non ha soltanto preziosi benefici ambientali ma anche e soprattutto benefici sociali creando spazi per favorire aggregazione e integrazione, recuperando rapporti di buon vicinato e mutuo aiuto. Generano una sostenibilità civica in quanto creano legami di affezione e rispetto del cittadino per il territorio pubblico; una sostenibilità ambientale generando prodotti per l’uomo attraverso agricoltura biologica per nutrire le persone e il pianeta ed infine una sostenibilità economica dando la possibilità a chi ha un reddito basso di produrre a costo contenuto alimenti per il proprio consumo.
Coltivare la città attraverso il verde è vivere la città diversamente, nell’inclusione, nella condivisione, nella bellezza, nella pace, nell’attivazione, in perfetto equilibrio tra la natura e l’artificio dove gli edifici diventano generatori di socialità, di biodiversità, costruttori di posti di lavoro, dove le persone possono trovare altre persone con cui parlare, con cui passare il tempo, dove l’arte e la cultura sono l’essenza di una trasformazione sociale responsabile.
Tutto ciò è un sogno o può essere realtà?
Io ci credo e lesciure ne sono la fotografia che tutto ciò non è utopia ma realtà.
Tiziana Monterisi
Convinta della reale possibilità di sviluppare nuovi modelli abitativi, Tiziana Monterisi è un’architetta, nativa ecologica, che dedica la propria attività lavorativa all’architettura rigenerativa. Secondo Tiziana, se gli abiti vengono definiti come una “seconda pelle”, la casa rappresenta la “terza pelle” e deve quindi essere il più salubre ed efficiente possibile.
Si avvicina al mondo delle progettazioni con materiali naturali indagandone le proprietà chimico-meccaniche. Tale esperienza le permette di promuovere un approccio professionale e imprenditoriale innovativo nella realizzazione di edifici a elevatissima efficienza energetica, in un’ottica di impatto zero sull’ambiente, utilizzando come materie prime gli scarti della produzione risicola. Nel 2016 è CEO e co-fondatrice di Ricehouse, società benefit che valorizza gli scarti del riso, dal micro al macro, per realizzare edifici ad impatto zero.
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