


In questo numero:
- Il suolo: riserva vitale di biodiversità Elena Granata
- “Soil-is-important!”. La salute del suolo è cruciale per il successo delle soluzioni basate sulla natura Chiara Baldacchini e Francesca Bretzel
- Tetti verdi e sostenibilità: come l’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) può valorizzare le “Nature-Based Solutions” Alberto Barbaresi ed Enrica Santolini
- Prima di tutto, il suolo. Ma cos’è il suolo? Francesca Neonato
- “Natura tropicale”: il Mandarin Oriental sul lago di Como Patrizia Pozzi
Vedi gli altri numeri di Harpo Digital Magazine
- Harpo Digital Magazine – N°4-2025 – Terra. Risorse naturali e soluzioni sostenibili per resilienza e benessere – Elena Granata
- Harpo Digital Magazine – N°3-2024 – Effetto clima. Climatizzare le politiche locali
- Harpo Digital Magazine – N°2-2024 – Città verdi: il futuro sostenibile si avvicina alla natura
- Harpo Digital Magazine – N°1-2023 – Acqua: elemento vitale per la nostra esistenza
“Soil-is-important!”. La salute del suolo è cruciale per il successo delle soluzioni basate sulla natura
Chiara Baldacchini e Francesca Bretzel
La salute del suolo è cruciale per il successo delle soluzioni basate sulla natura, che giocano un ruolo chiave nel migliorare la resilienza urbana e affrontare le sfide ambientali e climatiche. Per ottimizzare queste soluzioni, è necessario monitorare i benefici ottenuti con metriche standardizzate. Tuttavia, i metodi di monitoraggio del suolo sono ancora variabili e dipendenti dal contesto. I programmi di ricerca internazionali per armonizzare queste metodologie sono passi fondamentali in questo processo.
Nel settembre 2024 si è svolto a Bruxelles l’evento annuale di NetworkNature, un progetto cofinanziato dalla Unione Europea (EU) e da UK Research and Innovation (UKRI) che è punto di riferimento per la comunità europea delle Nature-based Solutions (NbS). L’evento si è aperto con un performance teatrale in cui l’attore, fingendosi un tecnico del suono, ha coinvolto il pubblico in un finto test dell’impianto audio. Ad ogni gesto del tecnico, il pubblico doveva rispondere con una parola scandita netta, a voce alta. Parole inizialmente scollegate, caotiche, senza nesso, che via via hanno assunto un senso finché tutto il teatro si è ritrovato a scandire all’unisono “Soil-is-important!”.
C’è voluto un po’ per spostare l’attenzione della comunità NbS dalle chiome degli alberi ed abbassarlo a intercettare le pareti verdi, le siepi, i giardini, la vegetazione spontanea, e infine tutto quello che c’è dietro o, meglio, sotto: il suolo.
Ma finalmente lo abbiamo capito: la definizione di NbS rilasciata il 3 Marzo del 2022 dalla United Nation Environment Assembly ha definitivamente chiarito che non c’è NbS senza approccio ecosistemico, e questo mette la salute del suolo al centro della scena, per il ruolo cruciale che essa svolge nel funzionamento degli ecosistemi. Tale definizione è stata adottata anche nella proposta di norma presentata al Comitato Europeo di Normazione (CEN) sulla terminologia NbS, co-coordinata dall’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI).
Salute del suolo e resilienza climatica
I suoli sani supportano la crescita delle piante, il sequestro del carbonio, il ciclo delle acque piovane e degli elementi, e la biodiversità. Un suolo sano è essenziale per la resilienza climatica, poiché aiuta le piante a sopravvivere a condizioni estreme, contribuendo al contempo alla stabilità e al bilancio ecologico degli ambienti, sia naturali che antropogenici. Non c’è salute dell’ecosistema senza salute del suolo. Soprattutto i suoli impattati dall’azione umana sono a serio rischio di perdita delle loro funzioni vitali. I suoli agricoli in molte parti del mondo sono minacciati dalla salinizzazione, causata dalle infiltrazioni di acque salate, da erosione e desertificazione a causa della perdita di sostanza organica non reintegrata dopo le coltivazioni, dall’accumulo di fitofarmaci usati in agricoltura intensiva e dall’eutrofizzazione, perdita di microbioma e di fertilità. I suoli delle città sono assediati dalle infrastrutture grigie: asfalto, servizi sotterranei, materiali alieni; inquinamento puntuale e diffuso, compattazione, che causa scarsa penetrabilità e asfissia, e moltissimi effetti collaterali che portano alla perdita delle sue funzioni ecosistemiche.
Politiche e strumenti europei per la gestione e il monitoraggio sostenibile del suolo
Fortunatamente, il suolo sta acquisendo sempre maggiore rilevanza nell’agenda politica dell’UE, anche grazie al finanziamento di progetti che trattano il degrado del suolo e la necessità di proteggere e migliorare la gestione delle risorse naturali. Dal 2020 è attivo il programma EJP Soil (European Joint Programme on Soil: Towards climate-smart sustainable management of agricultural soils), che mira a promuovere una gestione sostenibile dei suoli, nonché ad armonizzare i metodi di raccolta e gestione dei dati sulla salute del suolo tra gli Stati Membri della EU. Lo sviluppo di un framework armonizzato per il monitoraggio del suolo in Europa è anche uno dei quattro strumenti identificati come fondamentali per la transizione verso suoli più sani dalla EU Mission: A Soil Deal for Europe lanciata nel 2021.
Lo sviluppo di metodologie standardizzate e di framework armonizzati per il monitoraggio dei suoli e l’archiviazione dei dati in accordo con i principi della FAIRness sono passaggi cruciali per favorire lo scambio di informazione tra stakeholders, per sviluppare la conoscenza in termini di efficienza delle soluzioni proposte, e favorire il management adattativo.
Le sfide della standardizzazione nel monitoraggio del suolo
Tuttavia, come ben analizzato dai ricercatori dell’Università di Aberdeen (UK), la standardizzazione può facilitare un monitoraggio diffuso della salute del suolo, ma porta con sé sfide chiave, tra cui la complessità e la variabilità locale dei sistemi del suolo e le diverse priorità, competenze e risorse delle parti interessate. Come conseguenza, in collaborazione con la Nature-based Solutions Initiative, è stato realizzato il più avanzato strumento di supporto alla progettazione del monitoraggio della salute del suolo, nel quale, significativamente, questa non è disaccoppiata dal monitoraggio della biodiversità. Il Biodiversity and soil health metrics tool propone un approccio flessibile e interdisciplinare che, combinando scienza del suolo, ecologia e intuizioni socioeconomiche, aiuta gli utenti a selezionare i parametri del suolo e della biodiversità più adeguati da valutare, in relazione al contesto e alla scala.

Maggiore sarà l’adesione a questo tipo di iniziative, maggiore sarà la disponibilità di dati armonizzati che, una volta condivisi su piattaforme preposte alla costruzione di conoscenza basata sull’evidenza, permetteranno la descrizione della relazione tra parametri progettuali delle NbS e benefici prodotti in termini di salute del suolo, anche in relazione al contesto, e la definizione di soglie valutative, che sono prerequisito fondamentale alla normazione.
Investire nello sviluppo di strumenti di monitoraggio standardizzati a livello locale (dove il locale resta tutto da definire) e armonizzati a scala europea, se non globale, è quindi prioritario, superando finalmente la sfida di ridurre all’essenziale la descrizione di un parametro che, coinvolgendo gli aspetti fisici, chimici e di biodiversità, contiene in sé una multidimensionalità assolutamente peculiare nell’ambito degli indicatori di impatto. Peculiare perché fondamentale, quale il suolo è, per la salute di tutti gli organismi: “Soil-is-important!”
Chiara Baldacchini e Francesca Bretzel
Chiara Baldacchini è professoressa associata di Fisica applicata presso l’Università degli studi della Tuscia (Viterbo, Italia). È esperta di soluzioni basate sulla natura (NbS) e di monitoraggio del loro impatto. Partecipa a progetti e task forces sul tema NbS a livello europeo e alle attività legate alle NbS del Centro Nazionale per il Futuro della Biodiversità (NBFC). È vice-coordinatrice dell’NbS Italy Hub e rappresenta il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) nell’ambito del partenariato europeo sulla biodiversità Biodiversa+.
Francesca Bretzel è ricercatrice presso l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (IRET, sede di Pisa, Italia) del Consiglio Nazionale delle Ricerca (CNR). Laureata all’ Università degli studi di Pisa in Scienze Agrarie con indirizzo Orticultura e Colture Protette. Abilitata alla professione di agronomo. Ha ottenuto il Master in Giardino Storico e Paesaggio alla Scuola di Architettura di Versailles. Partecipa alla Commissione Tecnica “Città e comunità sostenibili” dell’Ente Nazionale Italiano per l’Unificazione (UNI), per la quale svolge il ruolo di convenor nel Working Group “NbS Terminology” del Comitato Europeo di Normazione (CEN).
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