Tetti verdi e sostenibilità: come l'analisi del ciclo di vita (LCA) può valorizzare le Nature-Based Solutions

Alberto Barbaresi ed Enrica Santolini

Negli ultimi anni, i tetti verdi e le Nature-Based Solutions stanno guadagnando crescente attenzione in ambito pubblico, privato e scientifico. Queste soluzioni naturali affrontano sfide ambientali e sociali, offrendo risposte innovative per mitigare il cambiamento climatico e l’inquinamento, contribuendo alla sostenibilità urbana. I tetti verdi sono particolarmente apprezzati per migliorare la gestione delle acque meteoriche, ridurre le temperature urbane e aumentare la biodiversità, diventando una risorsa chiave nello sviluppo urbano.

I benefici dei tetti verdi: difficili da quantificare ma essenziali

Nell’ambito della pianificazione urbana o più semplicemente degli investimenti anche del privato cittadino, purtroppo o per fortuna, è necessario “quantificare” le prestazioni, con indicatori specifici, che valutino i risultati attesi, aiutando a scegliere fra varie alternative progettuali, indirizzando la spesa verso un prodotto oppure un altro. 

Tuttavia, nel caso delle NBS, quantificare con precisione questi benefici è estremamente complesso. L’efficacia di un tetto verde può variare notevolmente in funzione di fattori difficili da controllare e standardizzare, come le condizioni climatiche, il tipo di vegetazione impiegata e lo stato di salute delle piante. Ad esempio, un tetto verde situato in una città fredda avrà un effetto diverso rispetto ad uno in una regione calda, e la capacità di assorbire acqua piovana o di ridurre la temperatura sarà influenzata dalla quantità di precipitazioni e dall’irrigazione necessaria, nonché dalla stagione, dalla copertura verde e da numerosi altri fattori.

I tetti verdi apportano benefici anche in categorie che, pur essendo fondamentali, risultano difficili da quantificare o monetizzare. Tra questi rientrano il benessere psicofisico degli abitanti della città, nonché la salute mentale e fisica. Questi aspetti rendono i tetti verdi una scelta attraente per chi è sensibile alla qualità della vita urbana, ma allo stesso tempo difficile da valutare in termini economici.

 

Altri ostacoli: alternative più economiche o più redditizie

Proprio a causa della difficoltà nel quantificare con precisione tutti i benefici dei tetti verdi, queste soluzioni devono spesso competere con alternative che, sul breve termine, appaiono più convenienti o redditizie. Le coperture tradizionali di superfici piane, come guaine impermeabili o pavimentazioni calpestabili, sono soluzioni meno costose da installare e, non sempre, a bassa manutenzione rispetto ai tetti verdi. Altre soluzioni, come l’installazione di impianti solari termici o fotovoltaici sulle coperture, garantiscono un ritorno economico più rapido, derivante dalla produzione di energia pulita e dagli incentivi governativi, generalmente previsti per le fonti rinnovabili. Spesso, l’accesso a questi incentivi richiede il rispetto di una soglia minima di prestazione, sottolineando così l’importanza di un indicatore di riferimento.

Di conseguenza, in un contesto in cui il costo iniziale e il ritorno economico rapido sono fattori determinanti, i tetti verdi rischiano di essere penalizzati rispetto a queste soluzioni più immediate dal punto di vista finanziario. Tuttavia, la mera valutazione economica non tiene conto dei benefici a lungo termine e del contributo più ampio che i tetti verdi offrono all’ambiente e alla qualità della vita.

LCA: uno strumento per valutare gli impatti ambientali delle soluzioni verdi

Un contributo importante per superare questa impasse legata alla valutazione delle prestazioni e per promuovere i tetti verdi può arrivare dall’Analisi del Ciclo di Vita (LCA, Life Cycle Assessment). L’LCA è una metodologia standardizzata che consente di analizzare e quantificare l’impatto ambientale di un prodotto o sistema lungo tutte le fasi del suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, passando per l’installazione e la manutenzione. Questa metodologia inquadra l’oggetto di studio in framework di impatti ambientali declinati in categorie, come il consumo di risorse naturali, le emissioni di CO2, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e la produzione di rifiuti.

Nel caso dei tetti verdi, l’LCA, partendo da dati direttamente misurati (dati primari) a dati dedotti da specifici inventari (dati secondari) consente di ottenere un’analisi oggettiva e dettagliata degli impatti ambientali: dai benefici in termini di riduzione delle emissioni, miglioramento della qualità dell’aria e gestione delle acque piovane, all’impatto derivante dalla produzione dei materiali e dalla manutenzione necessaria. Un tetto verde, ad esempio, potrebbe avere inizialmente impatti ambientali maggiori a livello di produzione rispetto ad una pavimentazione tradizionale, ma, in uno scenario di lungo periodo del ciclo di vita, dimostrare come i benefici bilancino e superino questi “costi” ambientali iniziali. LCA fornisce spesso un quadro comparativo tra diverse Nature-Based Solutions e soluzioni tradizionali, evidenziando dove i tetti verdi risultano più vantaggiosi ma anche quali sono i punti critici da migliorare.

 

Certificazioni ambientali e diffusione nel mercato edilizio

L’Analisi del Ciclo di Vita può essere uno strumento per l’ottenimento di certificazioni ambientali da parte delle aziende, come la “Dichiarazione Ambientale di Prodotto” (EPD, Environmental Product Declaration). Nell’ EPD sono pubblicamente riportati gli impatti ambientali di un prodotto o insieme di prodotti di un’azienda, con informazioni trasparenti e verificate da enti accreditati. Queste certificazioni possono aiutare progettisti, costruttori e clienti finali a scegliere soluzioni più sostenibili.

Per i tetti verdi, a partire dalle sue componenti come ad esempio il substrato, ottenere una certificazione EPD può rappresentare un vantaggio importante, in quanto permetterebbe un confronto basato su standard normati con altre soluzioni costruttive a maggiore impatto ambientale, aumentando la loro attrattività nel mercato edilizio. Inoltre, l’EPD può facilitare l’integrazione dei tetti verdi nei progetti di edilizia sostenibile, contribuendo a ottenere punteggi elevati nei protocolli di certificazione come LEED® (Leadership in Energy and Environmental Design) o BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method), che premiano le costruzioni ad alte prestazioni ambientali.

In conclusione, i tetti verdi rappresentano una soluzione innovativa e sostenibile per affrontare le sfide ambientali nelle città moderne. Tuttavia, la difficoltà nel quantificare tutti i loro benefici, unita alla competizione con alternative inizialmente più economiche o redditizie, ne limita la diffusione. Seppure con alcuni limiti, legati principalmente alla scarsa possibilità di reperire dati primari, e di un’intrinseca dose di arbitrarietà nell’analisi, l’Analisi del Ciclo di Vita offre un metodo normato per valutare gli impatti ambientali dei tetti verdi, in grado di avvalorarne l’efficacia e promuoverne così l’adozione. Inoltre, certificazioni internazionali come l’EPD possono contribuire ad una loro maggiore integrazione nel settore edilizio, aiutando a sviluppare città più sostenibili e resilienti.

Alberto Barbaresi ed Enrica Santolini

Alberto Barbaresi, PhD – Professore Associato presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Dopo la laurea in Ingegneria Edile/Architettura, consegue il dottorato in Ingegneria Agraria. Attualmente svolge le sue ricerche del settore dell’Ingegneria Agraria e dei Biosistemi (AGRI-04-C) e si occupa di sostenibilità delle costruzioni rurali, sistemi verdi, definizione di nuovi criteri progettuali, nature-based solutions, efficienza energetica, monitoraggio ed analisi di parametri ambientali, sistemi innovativi in colture protette.

Enrica Santolini, PhD – Ricercatrice presso il gruppo di Ingegneria Agraria e dei Biosistemi dell’Università di Bologna (AGR/04-C). Di formazione Ingegnere per l’ambiente e il territorio. Ha conseguito un dottorato in Ingegneria agraria, presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari, nel 2019, e un secondo dottorato nel Programma “Salute, Sicurezza e Sistemi del Verde”, nel 2024 entrambi presso l’Università di Bologna. Attualmente porta avanti i temi di ricerca sullo sviluppo di strategie di ventilazione in edifici agro-industriali con l’applicazione dell’approccio CFD, simulazioni e sistemi di monitoraggio per una maggiore sostenibilità del settore delle produzioni animali e vegetali e analisi d’impatto ambientale (LCA).