Come ogni anno, il nostro blog si conclude con un appuntamento speciale: le riflessioni dei protagonisti di Harpo verdepensile. Questa volta, abbiamo il piacere di dialogare con il Presidente, Franco Stock, per fare un bilancio delle attività svolte, condividere gli obiettivi futuri e approfondire la visione che guiderà l’azienda nei prossimi anni.
“Più di 20 anni fa la volontà di Harpo di entrare nel mondo del verde pensile è stata determinata dalla convinzione che la sostenibilità ambientale fosse un punto cardine dal quale la società moderna non avrebbe potuto prescindere, soprattutto nel contesto dello sviluppo urbano, per rendere migliore il presente e per pensare all’ambiente che lasceremo ai nostri figli”.
Questa è la frase – presente sul nostro sito – che il Presidente ha scelto per raccontare l’azienda. Una storia, quella della divisione Harpo verdepensile, che inizia i primi anni di questo secolo ma che ha alle spalle oltre 125 anni di vita e che Franco Stock così ci sintetizza:
“Tutto ha origine nel 1897, quando Emilio Stock – ingegnere delle ferrovie dello stato austriaco – inizia la produzione, nell’isola di Kvar, Lesina, di cementi Portland, avviando un’attività che presto si distingue per la qualità e l’innovazione dei suoi prodotti. Nel 1926, l’azienda amplia la sua offerta introducendo la produzione di cementi alluminosi nello stabilimento di Pola – ancora oggi di proprietà della famiglia – ponendo le basi per la nascita della divisione alluminoso, che continua a rappresentare un importante settore dell’azienda: nasce la SEIC, Società di Esportazione e Importazione del Cemento.
Nel 1927 viene aperto l’head office presso Palazzo Mauroner, ancora sede dell’azienda a Trieste.
Negli anni ’60, la famiglia Stock consolida la sua presenza nel mercato dell’edilizia con la costruzione di un nuovo stabilimento a Trieste, che le consente di diversificare la produzione includendo materiali per finiture esterne. Nel 1963 inizia la produzione, nello stabilimento di Trieste, della SANDTEX (i cui prodotti sono venduti all’estero con il marchio RIALTO), arricchendo così la gamma di prodotti per l’edilizia.
Una svolta significativa arriva negli anni ’80, quando i titolari scoprono, durante una fiera negli Stati Uniti, un materassino geocomposito drenante, fatto di fibre di nylon della ditta olandese Enkadrain che viene commercializzato dalla SEIC. Questa innovazione segna la nascita della divisione geotecnica, specializzata nell’importazione e nello sviluppo di geosintetici per l’ingegneria civile e ambientale.
Nel 1999 si ha la fusione tra Seic spa e Sandtex spa per dare vita ad Harpo spa, unendo le competenze e l’esperienza di entrambe le realtà. Nel 2001, l’azienda avvia l’importazione di sistemi di membrane in PVC, prodotti utili per impermeabilizzare fondazioni e tetti che all’epoca erano per il mercato italiano estremamente innovativi, ponendo le basi per una nuova evoluzione.
Nel 2003, con la crescente consapevolezza delle sfide poste dal cambiamento climatico e la necessità di incrementare il verde urbano, Harpo propone ai grandi studi di progettazione queste tecnologie per creare sistemi di coperture a verde pensile. Nasce così la divisione verdepensile, che diventa rapidamente leader nazionale nel settore e la divisione di punta del Gruppo, offrendo soluzioni sostenibili per l’architettura e l’edilizia”.
Nel 2003 di verde pensile tecnologico in Italia si sapeva molto poco, il settore era completamente inesplorato e di conseguenza le opportunità erano enormi: all’epoca non si parlava ancora di cambiamento climatico né dei suoi effetti ma il tema della sostenibilità ambientale iniziava ad essere affrontato almeno nel mondo accademico e nei centri di ricerca.
“Esatto – sottolinea il Presidente – infatti dal 2003 e fino al 2008 Harpo verdepensile era un distributore di prodotti tedeschi ma con il 2009 abbiamo deciso di investire in maniera preponderante sulla divisione verdepensile, perché ci siamo resi conto che questi sistemi nati in Germania si potevano migliorare e implementare adattandoli al clima Mediterraneo, molto diverso da quello del Nord Europa.
Abbiamo deciso di investire in ricerca e sviluppo, un investimento che è prioritario per noi ancora oggi. Siamo gli unici in Italia ad avere un laboratorio aziendale interno: abbiamo risorse e attrezzature straordinarie, controlliamo tutto il processo, sviluppiamo noi i prodotti, i substrati e produciamo sistemi per il verde pensile tecnologico.
Il 2009 è stato il vero anno della svolta, dove sono iniziate le collaborazioni con le Università, gli enti, gli Istituti di ricerca e le relazioni con le Associazioni di categoria in Italia e all’estero”
Passare da distributori a produttori rappresenta un cambiamento di paradigma significativo. Qual è stata la strategia di posizionamento scelta dalla divisione verdepensile fin dalla sua nascita? Su quali valori fondamentali si è basata questa strategia?
“Inizialmente, il posizionamento è stato una scelta naturale, in linea con la nostra storia ed identità aziendale. Da sempre ci distinguiamo come un’azienda di nicchia, focalizzata sulla qualità e sull’assistenza tecnica, posizionandoci in una fascia alta del mercato. Con la divisione verdepensile abbiamo seguito questa stessa direzione, senza bisogno di ripensare troppo la nostra strategia. Abbiamo semplicemente mantenuto e sviluppato le linee guida che hanno sempre caratterizzato la nostra azienda e che continueranno a farlo in futuro.
Qualche anno fa, circa tre o quattro, quando la divisione iniziava a crescere in modo significativo, ci siamo riuniti e ci siamo chiesti: ‘Ora che questa divisione sta decollando, dove vogliamo realmente posizionarci?’.
Abbiamo deciso di mantenere la filosofia dell’azienda, rimanendo saldamente nel segmento di mercato alto, puntando su qualità, servizio e innovazione ma abbiamo adottato due approcci principali: il primo è stato pensare in termini di sistema, piuttosto che concentrarci su singoli materiali. Proponendo un sistema completo, offriamo un valore aggiunto. In questo modo, il nostro approccio è diventato più orientato alle prestazioni. Mi piace sempre dire che se riesci a determinare le prestazioni di un sistema, puoi attribuirgli un valore. Di conseguenza, non si tratta più di un semplice costo, ma di un investimento per chi lo utilizza. Il secondo approccio è che abbiamo deciso di non vendere il nostro sistema-prodotto in maniera indifferenziata ma di rivolgerci solo a giardinieri e manutentori specializzati che potevano garantire una realizzazione ottimale del sistema”.
Quali sfide avete incontrato, soprattutto all’inizio, nell’affrontare un mercato che non era ancora completamente pronto a riconoscere i numerosi vantaggi del verde pensile?
“La difficoltà principale è che non c’era consapevolezza da parte del mercato. Non si era capito ancora che c’era un cambiamento climatico in fieri. Adesso se ne parla”, racconta il Presidente.
“Venti anni fa chi parlava di cambiamento climatico? Non era stata coniata l’espressione NBS (Nature-Based Solutions) per indicare quell’insieme di tecnologie che si ispirano alla natura per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e che oggi invece, per fortuna, occupa le pagine dei giornali. Oggi c’è una consapevolezza almeno in ambito scientifico anche se ancora spesso il progettista vede il verde solamente come un abbellimento, un qualcosa di decorativo.
Invece noi vendiamo un verde prestazionale che si integra con il progetto, che si interfaccia con la parte strutturale, la parte impiantistica, la parte di irrigazione, la parte paesaggistica, con gli aspetti termotecnici”.
Nel 2007 – con un aggiornamento del 2015 – l’istituto UNI, Ente nazionale italiano di unificazione, organismo nazionale italiano di normazione, ha pubblicato la norma tecnica 11235 per definire i criteri di progettazione, esecuzione, controllo e manutenzione di coperture continue a verde, in funzione delle particolari situazioni di contesto climatico, di contesto edilizio e di destinazione d’impiego. Quanto ha aiutato la norma a spingere il concetto di sistema?
“La norma, che rappresenta lo stato dell’arte sulle coperture a verde con particolare riferimento al clima mediterraneo, è uno strumento che indirizza alla progettazione delle prestazioni dei sistemi a verde pensile riconoscendone le sue funzioni tecniche e quindi costituisce un equo riferimento per tutti i progettisti, realizzatori e collaudatori. Ci ha aiutato moltissimo così come ha contribuito a creare conoscenza la divulgazione che facciamo ai corsi di aggiornamento dedicati ai professionisti: architetti, ingegneri, agronomi, paesaggisti, manutentori.
Organizziamo anche corsi in sede, abbiamo strutturato questa attività attraverso la nostra Academy che edita dall’ottobre 2023 un Magazine che ospita riflessioni di professionisti del settore. Non abbiamo timore di condividere il nostro know-how: non abbiamo paura di proteggere la nostra conoscenza, ci apriamo a tutti, anche ai concorrenti che inevitabilmente ne approfittano. Però la nostra sfida è quella di essere un passo davanti agli altri”, risponde con convinzione Franco Stock.
Presidente, guardando al futuro quali sono le opportunità di sviluppo per Harpo verdepensile?
“Il cambiamento climatico ci pone di fronte a eventi piovosi violentissimi. Quindi la nostra ricerca oggi si focalizza sulla gestione delle acque meteoriche. Abbiamo investito molto su questo tema: abbiamo posizionato una tettoia sperimentale all’interno della nostra sede per raccogliere dati, abbiamo realizzato e customizzato sulla base delle nostre esigenze una camera della pioggia – un simulatore di precipitazioni che, in un contesto controllato, ci permette di ricreare una condizione quanto più verosimile possibile a un sistema di tetto giardino soggetto a eventi atmosferici – e infine stiamo monitorando un innovativo pannello di laminazione, che potrebbe rappresentare la base del nuovo sistema ‘blue-green roof’. Questo pannello ha il potenziale per migliorare la gestione delle acque meteoriche, permettendo di laminare e accumulare parte delle precipitazioni, riducendo così l’ingresso delle acque nel sistema di smaltimento e favorendone il riutilizzo.
Collateralmente abbiamo appena acquisito la certificazione B Roof T2 che certifica la resistenza agli incendi esterni delle coperture, un tema sul quale si concentra una crescente attenzione in edilizia e stiamo conducendo studi LCA – Life Cycle Assessment – per arrivare a ottenere il certificato EPD, l’Environmental Proof of Declaration, un’etichetta ambientale di tipo III, conforme alla norma ISO 14025. Si basa, appunto, sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) del sistema permettendo di valutare le prestazioni ambientali dello stesso.
La nostra attitudine è quella di migliorare continuamente le prestazioni del nostro sistema e queste certificazioni ci mettono nelle condizioni di rivedere in un’ottica sostenibile i materiali, le colle… bilanciando questi aspetti con la durata del sistema-prodotto: è un processo di miglioramento continuo”.
Un’ultima, tradizionale, domanda: qual è la visione di Harpo verdepensile che accompagnerà il lavoro del prossimo anno e che cosa si augura per il prossimo futuro?
“Per i prossimi due o tre anni l’obiettivo aziendale è quello di crescere ancora: abbiamo fatto un piano di sviluppo, ci stiamo ampliando e abbiamo aumentato l’organizzazione. Abbiamo potenziato l’area della Ricerca e Sviluppo e stiamo investendo per garantire una maggiore presenza sul territorio di figure tecniche.
Per il resto non siamo ancora pienamente consapevoli di cosa ci aspetta nel futuro…La sfida che ci attende è sicuramente quella di saperci adattare ai cambiamenti climatici, ma sono convinto che possiamo farlo, e le soluzioni come il verde pensile sono già un passo importante in questa direzione. Un esempio concreto: un giardino pensile con solo 8 cm di substrato può proteggere dalle grandinate più violente, meglio di un tradizionale tetto a coppi. Questo ci dimostra che le infrastrutture verdi possono davvero fare la differenza, riducendo i rischi e migliorando la qualità della vita nelle nostre città.
Come dice l’economista Jeremy Rifkin, l’uomo si è sempre adattato ai cambiamenti e lo farà anche questa volta!
Le scelte lungimiranti di oggi, come l’integrazione nelle infrastrutture grigie del verde pensile e delle Nature-Based Solutions, sono essenziali per affrontare le sfide future e garantire un mondo più sostenibile per le generazioni a venire”.
A nome di tutta Harpo verdepensile, il Presidente Franco Stock augura a tutti un sereno e felice Natale, ricco di pace, gioia e nuove opportunità.